Confesercenti, da incertezza primo "effetto dazio": bruciati 5,7 miliardi PIL

rispetto alle previsioni di inizio anno, a rischio altri 2 nel secondo semestre
Pubblicato il 23/07/2025
Ultima modifica il 23/07/2025 alle ore 09:50
Teleborsa
In attesa della data fatidica del primo agosto, deadline fissata dall’amministrazione USA per l’entrata in vigore dei dazi sui prodotti europei, l’incertezza generata dalla ridda di annunci ha già prodotto il primo “effetto dazio”: un deterioramento evidente delle previsioni di crescita del PIL, ridotte di 5,7 miliardi rispetto a quelle formulate a inizio anno, e il rischio di un ulteriore ribasso di 2 miliardi già nel secondo semestre di quest’anno. A stimarlo è Confesercenti.

Uno scenario dunque, in netto peggioramento, in cui l’attesa di quel che potrebbe accadere è diventato un elemento di forte instabilità per il mondo economico. L’aumento dell’indeterminatezza ha infatti già portato a un consistente ribasso delle previsioni di crescita contenute nei documenti di programmazione, che nonostante questo incorporano l’ipotesi di una lieve accelerazione del PIL tra il 2025 (+0,6%) e il 2026 (+0,8%). Una possibilità pregiudicata dall’inasprirsi delle tensioni commerciali: secondo le stime di Confesercenti, infatti, anche in assenza dei nuovi dazi al 30% e appunto a causa della maggiore incertezza, nel corso del secondo semestre potrebbe determinarsi un rallentamento tale da limitare ulteriormente allo 0,5% la crescita del PIL di quest’anno, con una perdita di altri 2 miliardi rispetto alle attese ufficiali. Sarebbero naturalmente le esportazioni le più danneggiate, segnando un decremento (-0,3%) sul 2024.

Effetti ancora più pesanti - prosegue Confesercenti - si registrerebbero nel 2026, qualora l’asticella dei dazi trumpiani venisse confermata al 30%. Le esportazioni di prodotti Made in Italy potrebbero subire una contrazione di 20 miliardi, con un effetto domino sul mercato del lavoro – che vedrebbe la disoccupazione schizzare al 6,9% – e sui consumi interni, con una minore spesa delle famiglie di circa 10 miliardi di euro, e una crescita nulla del PIL. Il contestuale indebolimento del dollaro potrebbe avere un impatto forte anche sul turismo, riducendo drasticamente l’arrivo di turisti USA in Italia.

Al di là delle legittime posizioni sul da farsi, "la questione dei dazi USA porta con sé un netto deterioramento del clima di fiducia. In questa crescente incertezza, che è il peggior nemico dell’economia, pesa anche la sensazione di una crescente distanza tra Europa e Stati Uniti: da amici a diffidenti, quasi avversari. Si tratta di uno scenario che non può che destare forti preoccupazioni, e che ci auguriamo possa essere definitivamente scongiurato, senza un inasprimento della guerra commerciale".