Via libera unanime della Camera al ddl conti correnti, che riguarda due proposte di legge relative all'obbligo di contrarre e recesso della banca nei rapporti di conto corrente (C. 1091-1240-A). Il provvedimento
passa ora all'esame del Senato.
In forza del decreto, le
banche avranno l'obbligo di stipulare un contratto di conto corrente con chiunque lo richieda, riconoscendo dunque a tutti il diritto ad avere un conto corrente, e sarà fatto loro
divieto di recedere dal contratto
in presenza di saldi attivi, salvo gravi motivi quali riciclaggio e terrorismo.
La proposta di legge all'esame del Parlamento, era stata
motivata dai numerosi casi di
persone, cui è stato chiuso inspiegabilmente il conto corrente, anche con saldo attivo, per decisione unilaterale degli Istituti bancari, senza un motivo ragionevole. Una situazione che crea elle disparità, poiché
impedisce la fruizione di servizi ormai essenziali, quali l'accredito dello stipendio e la domiciliazione delle bollette.
Nella relazione che accompagna il testo, i relatori segnalano che la banca, a seguito del recesso del conto, consegna al correntista un assegno circolare on il relativo saldo, ma per sua natura questo presuppone l'esistenza di un conto corrente e un rapporto bancario per essere liquidato o utilizzato per i pagamenti. In aggiunta, il correntista si trova impossibilitato a stipulare un nuovo conto presso altre banche a causa della segnalazione interbancaria.
Il provvedimento è stato approvato grazie ad uno
sforzo congiunto bipartisan, con
Salvini che parla di "storica vittoria della Lega" e
Fratelli d'Italia che sottolinea come sia stato colmato un vuoto normativo, mentre il
Pd, che ha votato a favore, parla di "un tassello" da aggiungere al diritto di cittadinanza.
Soddisfatti anche i consumatori, con il
Codacons che plaude all'iniziativa, ma avverte
"ora massima attenzione ai costi applicati dagli istituti di credito". "Oggi le spese di gestione di un conto corrente - si ricorda - si attestano a una media di 100,7 euro a cliente, ma i nuovi obblighi in capo agli istituti di credito potrebbero portare a rincari e balzelli a danno dei cittadini".