Con dazi al 30% e cambio euro-dollaro sui livelli attuali
"l'export italiano di beni negli Usa si ridurrebbe di circa 38 miliardi, pari al 58% delle vendite negli Stati Uniti, al 6,0% dell'export totale e, considerando anche le connessioni indirette, al 4,0% della produzione manifatturiera". E' la stima del centro studi di Confindustria che evidenzia quanto sarebbe
"forte l'impatto netto sul Pil".
L'impatto sulla nostra economia "sarebbe mitigato dalla capacità degli esportatori italiani di trovare nuovi mercati di sbocco e di competere su fattori non di prezzo", ma "nel complesso, il livello del pil italiano nel 2027 sarebbe minore dello 0,8% rispetto al sentiero baseline.
E' uno
"scenario complicato", evidenzia il centro studi degli industriali delineando, più in generale, l'attuale congiuntura e le previsioni, con la sua analisi mensile 'congiuntura flash': "Gli ulteriori annunci sui dazi Usa hanno alzato l’incertezza ed erodono la fiducia", avvertono gli economisti di via dell'Astronomia: "Insieme al dollaro svalutato sono pessime premesse per export, consumi, investimenti".
Mentre "notizie positive vengono dal parziale rientro del prezzo del petrolio, l’inflazione contenuta, il sentiero di tagli dei tassi nell’Eurozona". Intanto l’industria italiana "appare stagnante nel secondo trimestre, mentre i servizi crescono poco".
"Sono convinto che in questo momento serva calma e avere una risposta che sia unita da parte dell'Europa": è il messaggio lanciato più volte in questi mesi dal presidente di Confindustr
ia, Emanuele Orsini "Leggiamo, purtroppo, delle trattative dei dazi e di trattative di negoziazione tramite dei tweet e delle dichiarazioni. Ma credo che oggi il tema sia proprio quello della calma e di costruire un
percorso ordinato nella trattativa con gli Stati Uniti. Noi sappiamo quanto siano per noi un mercato fondamentale e sono certo che occorra
trattare uniti come Europa e utilizzare i migliori rapporti", ha sempre sottolineato.