Imprese, aumenta la pressione concorrenziale. Timori da offerta prodotti cinesi dopo dazi

L'indagine della Banca d'Italia
Pubblicato il 08/07/2025
Ultima modifica il 08/07/2025 alle ore 10:31
Teleborsa
I giudizi delle imprese italiane sulla situazione economica generale nel secondo trimestre del 2025 sono rimasti nel complesso sfavorevoli, ma si è ridotto sensibilmente il saldo negativo fra i giudizi di miglioramento e peggioramento. È quanto emerge dall'indagine della Banca d'Italia, la quale sottolinea che rispetto al trimestre precedente sono migliorate sia le valutazioni sull'andamento delle vendite correnti, soprattutto sul mercato interno, sia le prospettive sulle condizioni operative a breve termine; queste risentono, tuttavia, degli effetti negativi dei dazi imposti dagli Stati Uniti. Per il terzo trimestre le imprese si attendono una crescita dell'occupazione in tutti i comparti.

Anche le valutazioni sulle condizioni per investire sono state meno sfavorevoli. Le imprese hanno riportato attese di una crescita degli investimenti nel 2025 lievemente più sostenuta rispetto a quanto rilevato nella scorsa primavera. I giudizi riguardanti l'accesso al credito nel secondo trimestre sono marginalmente migliorati.

Nel secondo trimestre del 2025 la crescita dei prezzi di vendita praticati dalle imprese è rimasta sostanzialmente stabile nell'industria (all'1,6%, rispetto all'anno precedente) e nei servizi (all'1,9%). La crescita dei listini nei prossimi 12 mesi rimarrebbe invariata rispetto alla scorsa indagine in tutti i settori (1,6 per cento nell'industria, 1,8 nei servizi e 3,4 nelle costruzioni). I principali fattori che hanno inciso sulla dinamica dei prezzi sono l'aumento del costo del lavoro e quello delle materie prime, entrambi, tuttavia, in attenuazione rispetto alla precedente rilevazione.

Al contempo "emergono segnali di maggior pressione concorrenziale", si legge nell'indagine. Il 34% delle imprese manifatturiere e il 24% di quelle dei servizi si attendono infatti un aumento dell'offerta di prodotti cinesi nei mercati in cui operano come effetto delle politiche commerciali degli Stati Uniti, con conseguenti spinte al ribasso sui prezzi. Le imprese che operano solamente sul mercato domestico hanno percepito questo fenomeno con minore intensità: i quattro quinti delle aziende non si attende un impatto significativo

L'inflazione al consumo attesa dalle imprese è lievemente salita su tutti gli orizzonti di previsione, attestandosi poco sotto il 2% a 6, 12 e 24 mesi (da 1,8, 1,8 e 1,9 per cento, rispettivamente) e al 2,1% a 48 mesi (da 1,9). Le aspettative si sono confermate omogenee fra comparti e fra imprese di dimensioni diverse, nonché nelle differenti aree del paese.