Borsa, primo semestre positivo con banche e difesa. Sull'EGM aumentano delisting e CNC

Come è andata Piazza Affari nella prima metà del 2025
Pubblicato il 01/07/2025
Ultima modifica il 01/07/2025 alle ore 13:06
Teleborsa
Il primo semestre del 2025 si è chiuso all'insegna del risk-on sui mercati finanziari, con tutti i principali indici azioni azionari globali con il segno più da inizio anno, anche se questo esito era tutt'altro che scontato. La prima metà dell'anno è stati infatti tumultuosa, con gli indici che hanno perso il 15-20% in occasione dell'annuncio dei cosiddetti "dazi reciproci" di Trump di inizio aprile, prima di recuperare nonostante le significative tensioni geopolitiche di giugno, con gli scontri Iran-Israele e i bombardamenti statunitensi sui siti nucleari iraniani. In questo scenario, Piazza Affari è risultata una delle migliore Borse a livello globale, con il FTSE MIB che è stato trainato soprattutto dalle banche (su cui è in corso un consolidamento senza precedenti nel mercato italiano) e dai titoli della difesa (grazie ai piani di spesa europei e NATO annunciati di recente).

L'indice delle blue chip di Borsa Italiana ha guadagnato il 16,4% da inizio anno, piazzandosi davanti al FTSE 100 (+7,2%), all'AEX (+3,9%), al CAC 40 (+3,9%), allo SMI (+2,8%), ma dietro al DAX (+20%) e all'IBEX (+20,7%). Per un quadro più completo, l'S&P-500 ha fatto +5,5%, il Nasdaq 100 +7,9%, il Dow Jones +3,6%, mentre il Nikkei 225 è risultato piatto e l'Hang Seng ha guadagnato il 20%.

Allargando lo sguardo agli altri indici di Piazza Affari, si può notare come continuino le difficoltà per le small e mid cap: il FTSE Italia All-Share ha guadagnato il 16,2%, il FTSE Italia STAR il 4,3%, mentre il FTSE Italia Growth solo il 3,7%.

Nel primo semestre, il gap di performance tra small & mid cap e large cap "si è ulteriormente ampliato, segnalando come la propensione al rischio resti focalizzata sui nomi più liquidi e visibili", dice Luca Arena, Head of Italian Equity Research di Alantra. "Guardando al contesto europeo, il confronto è ancor più netto: l'MSCI Europe Small Cap è in crescita di oltre +10% YTD, beneficiando di un sentiment più favorevole legato all'attesa di un ciclo di tagli dei tassi, alle misure fiscali in Germania, e a una rotazione settoriale verso ciclici di qualità - ha spiegato - L'Italia, tuttavia, ha intercettato solo in parte questa dinamica: la liquidità strutturalmente più bassa, la scarsa presenza di investitori istituzionali domestici, e l'assenza di driver settoriali trasversali hanno limitato il re-rating. La narrativa si è fatta più costruttiva e alcuni titoli hanno beneficiato di un rerating selettivo. Tuttavia, il movimento rimane polarizzato: i benefici sono andati principalmente a società con esposizione internazionale, profittabilità difensiva, e track record di esecuzione, mentre il resto del segmento resta ancora fuori dai radar del mercato. La rotazione è iniziata, ma non è ancora inclusiva".

Leonardo (+84,3%), Iveco (+78,8%), Telecom Italia (+69,8%), UniCredit (+47,7%) e Banco Popolare di Sondrio (+45%) sono stati i migliori titoli del FTSE MIB. Se si prendono le cinque società a maggiore capitalizzazione, si trovano UniCredit (+47,7%), Intesa Sanpaolo (+26,6%), Enel (+17%), Ferrari (+0,9%) e Generali (+10,8%). I peggiori sono stati invece Stellantis (-32,4%), Amplifon (-19,8%), Interpump (-17,2%), Tenaris (-11,6%) e DiaSorin (-8,7%).

"Il primo semestre 2025 fotografa un sistema in transizione: il valore si concentra ancora nei grandi gruppi, banche e difesa, ma si riscopre un tessuto vivo nei segmenti minori - sostiene Simone Strocchi, presidente e managing partner di Electa Ventures - Qualche timido accesso all'EGM, anche se la capitalizzazione media resta bassa: un segnale di profondità più che di massa".

Dei 194 titoli che compongono l'indice FTSE Italia All-Share, 119 hanno avuto un andamento positivo e 75 negativo. Tra i maggiori rialzi, esclusi titoli interessati da OPA o convertibili, si trovano Fincantieri (+135,9%), I Grandi Viaggi (+134%), Leonardo (+84,3%), Lottomatica (+83,5%) e Iveco (+78,8%); tra i peggiori ci sono Mondo TV (-47,5%), Aeffe (-42,3%), Zucchi (-40,9%), Landi Renzo (-37,4%) e Giglio Group (-36,6%). Dei 186 titoli che compongono l'indice FTSE Italia Growth (sono esclusi i titoli quotati sull'EGM PRO e alcuni di quelli sospesi su EGM), 105 hanno avuto un andamento negativo e 81 positivo. Spiccano in positivo (anche qui escludendo titoli interessati da OPA o convertibili) Impianti (+384,6%), Tradelab (+103%), ICOP (+71,3%), AAtech (+60,3%) e Redelfi (+55,7%), mentre in negativo GT Talent Group (-95,2%), Mondo TV France (-76,5%), Riba Mundo Tecnologia (-74,6%), Innovatec (-55,2%) e Sciuker Frames (-52%).

Guardando al secondo semestre, i gestori invitano comunque alla cautela. "In uno scenario globale ad alto tasso di incognite a causa delle tensioni internazionali e della variabile dazi, e alla luce delle conseguenze che ne derivano per le prospettive di crescita, conserviamo un approccio cauto, anche in considerazione dell'eventualità di una fase laterale e della consueta volatilità estiva", dice Luigi Dompè, Responsabile Azionario Italia di Anima Sgr. "Nonostante il mercato italiano si sia allineato alle medie di lungo periodo rispetto all'Europa, riducendo così lo sconto precedente, in un'ottica di medio-lungo periodo esso resta attrattivo grazie alle attese di politiche monetarie e fiscali espansive per l'Area euro - aggiunge - Mentre in termini di settori il contesto internazionale ci induce ad orientarci verso titoli di comparti più esposti a business domestici o europei, come quello delle telecomunicazioni o quello finanziario, meno impattati dai dazi".

Intanto, continuano le dinamiche già osservate negli anni scorsi sul fronte degli scambi e della liquidità. I mercati di Borsa Italiana hanno registrato un controvalore totale pari a 450 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2025, in aumento del 29% rispetto al primo semestre dell'anno precedente, secondo elaborazioni di Teleborsa su dati Euronext. Restringendo l'analisi all'Euronext Growth Milan (il mercato di Borsa Italiana dedicato alle PMI ad alto potenziale di crescita) e ai primi 5 mesi dell'anno, il controvalore è stato di 776 milioni di euro (-28% rispetto allo stesso periodo del 2024), poco sopra l'equivalente mercato di Oslo (620 milioni di euro) e ben lontano da quello di Parigi (2,36 miliardi di euro).

"Quello su cui si fa fatica sulle piccole società è trovare delle tematiche strutturali, forse l'unica che è emersa e apprezzata negli ultimi tempi è quella delle infrastrutture, come dimostrano le storie di Reway o ICOP - dice Marco Greco, CO-Founder e Co-CEO di Value Track SIM - Per il resto si fa fatica a trovare temi su cui tutti sono convinti e la mancanza di interesse genera bassi volumi, con un circolo vizioso per cui le società vengono dimenticate dal mercato".

Le piccole società sono però quelle che hanno continuato a trainare il mercato delle IPO a Piazza Affari, dove nel primo semestre non si è vista nemmeno una quotazione sul mercato regolamentato. Sono arrivate - tutte sull'EGM - Ubaldi Costruzioni, Haiki+ (spin-off da Innovatec), Com.tel, Tradelab, Metriks AI e Giocamondo Study. La raccolta totale è stata di appena 20,7 milioni di euro, con una raccolta media di 4,1 milioni di euro e una raccolta mediana di 4,3 milioni di euro. Guardando ai mercati Euronext, Parigi ha registrato 9 quotazioni, Amsterdam 3 e Oslo 7. Piazza Affari continua anche a soffrire della sua dimensione ridotta: l'intera market cap del FTSE MIB ammonta a 810 miliardi di euro alla fine del semestre (FTSE All Share a 932 miliardi di euro), mentre quella del mercato EGM è di appena 7,6 miliardi di euro.

Come se non bastasse, nel 2025 sta continuando il fenomeno del delisting, ovvero della revoca delle azioni dal mercato, che nel 2022 si è mangiato 43 miliardi di euro di capitalizzazione, nel 2023 altri 11 miliardi e nel 2024 oltre 29 miliardi. Da inizio anno sono 17 le società che hanno lasciato Piazza Affari (di cui 12 a seguito di offerta pubblica), per una capitalizzazione persa tutto sommato limitata di 1,6 miliardi di euro (di cui 750 milioni riguardano la sola Piovan), in quanto il fenomeno sta interessando sempre più le piccole società dell'EGM, ma ci sono un'altra decina di società (tra cui diverse banche) su cui sono state annunciate o sono in corso OPA, OPS o OPAS. Queste ultime, dopo una modifica del regolamento da parte di Borsa Italiana, stanno iniziando a comparire anche sull'EGM, come dimostrano le operazioni di Mare Group su La SIA ed ELES.

Un fenomeno che ha preso slancio nel semestre appena concluso è invece quello dell'accesso alla composizione negoziata della crisi (CNC), processo che cerca di anticipare il momento di scoppio della crisi, permettendo di realizzare piani di risanamento meno invasivi per l'impresa, più rapidi e soddisfacenti per i creditori. Si trovano in CNC (o hanno fatto domanda) Agatos, Eligo, Enertronica Santerno, GT Talent Group, Illa, Meglioquesto, Neosperience, Osai Automation System, Clabo, Trendevice, Talea, Estrima, Mondo TV, hanno una controllata in CNC E-Novia e Netweek, mentre Sciuker Frames è in stand still con le banche, Arras Group è sotto amministrazione giudiziaria e Riba Mundo è in ristrutturazione del debito. Una dozzina di queste società hanno anche le azioni sospese a seguito della situazione di crisi in cui si trovano, a cui si aggiunge Visibilia Editore che ha concluso positivamente la CNC ma è interessata da altre vicende giudiziarie e non è stata ancora riammessa in Borsa. "Molte società stanno accedendo alla composizione negoziata della crisi, in percentuale superiore a quanto succedeva in passato - sostiene Greco - Magari sono società che hanno tirato molto la corda e ora si sono rese conto che devono riequilibrare la loro struttura finanziaria, ma questo strumento della CNC sta forse generando un atteggiamento "garibaldino" da parte di alcune società, in quanto consente con un tratto di penna di abbattere alcune passività, e quindi non vorrei che se ne stesse un po' abusando".

Intanto, si attendono ulteriori tagli ai tassi da parte della BCE come catalyst per un re-rating delle mid e small cap, oltre che il lancio del tanto atteso Fondo Nazionale Strategico Indiretto (FNSI) da parte di CDP. Nonostante l'iter attuativo si sia protratto più del previsto, con l'autorizzazione della Corte dei Conti a fine giugno l'operatività del fondo è ora imminente. L'obiettivo dichiarato, mobilitare tra 700 milioni e 1 miliardo di euro attraverso veicoli UCITS con co-investimento pubblico fino al 49%, risponde a due esigenze chiave: aumentare la liquidità dei titoli a bassa capitalizzazione e attrarre capitali di lungo termine. "Se attuato con criteri selettivi, una governance trasparente e una gestione realmente orientata al merito industriale, riteniamo che il FNSI possa agire come catalizzatore di re-rating multipli, visibilità internazionale e maggiore penetrazione degli investitori istituzionali, italiani ed esteri - afferma Arena - Inoltre, l'effetto leva del co-investimento pubblico potrebbe accelerare il fundraising dei veicoli privati, ampliando significativamente la massa critica allocabile sul mercato secondario". Secondo Strocchi, all'Italia in questo momento "manca un circuito diretto ed efficiente tra PMI, che sono i veri trattori della nostra economia, e i mercati". "Da investitore determinato a sostenere la crescita di impresa con capitale abilitante, rilancio il mio richiamo: meno carosello bancario e più connessione diretta tra impresa e capitale paziente: è l'unico modo per rendere la Borsa italiana una leva strutturale di crescita economica e non solo un termometro degli indici", conclude.