GDF, crediti fiscali fittizi per Bonus facciate e autoriciclaggio: sequestro da 9 milioni di euro

Pubblicato il 19/06/2025
Ultima modifica il 19/06/2025 alle ore 08:42
Teleborsa
Al termine di un'indagine diretta dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Pistoia, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Trieste stanno dando esecuzione a un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, nei confronti di due responsabili, residenti nelle province di Pistoia e Massa Carrara, per un importo complessivo di circa 9 milioni di euro, relativi a fittizi crediti di imposta per "bonus facciate", e al loro, successivo, auto-riciclaggio.

I provvedimenti costituiscono l'epilogo di complesse investigazioni, avviate a partire dal 2022, che hanno riguardato inizialmente una società avente sede nel territorio triestino, partendo dalla quale e risalendo la filiera della cessione dei crediti d'imposta fittizi, si è pervenuti a una persona giuridica, con sede nel pistoiese, implicata nell'odierna vicenda. Quest'ultima, nella veste di "general contractor", ovvero di un soggetto giuridico a cui il committente appalta la realizzazione di un'opera, ha indebitamente ottenuto il riconoscimento di ingenti crediti di imposta da "bonus facciate", mediante fittizie comunicazioni all'Agenzia delle Entrate.

Le indagini hanno consentito di disvelare la simulazione del possesso dei requisiti per accedere all'agevolazione fiscale (ovvero l'esecuzione fittizia del pagamento del 10% dell'opera) nonché una sovrafatturazione abnorme degli interventi edìli concretamente eseguiti, in molti casi, addirittura totalmente inesistenti. In alcune circostanze, infatti, i proprietari degli immobili, le cui facciate sarebbero state, asseritamente, oggetto di ristrutturazione, hanno dichiarato di non aver mai sostenuto alcun lavoro edilizio sulle proprie abitazioni. I crediti di imposta sono stati poi "monetizzati", mediante la cessione a diversi istituti di credito e ad aziende private.

A conclusione degli approfondimenti svolti, è emerso che i responsabili hanno reinvestito le provviste illecite, dissimulandone la provenienza delittuosa, in beni o attività lucrative, quali lingotti d'oro, polizze vita, orologi di pregio, nonché in uno stabilimento balneare, con annesso ristorante, ubicato nella località della Versilia.