La presidente della BCE,
Christine Lagarde, ha dichiarato che "questo è il
momento globale dell'euro". In un editoriale sul Financial Times, Lagarde ha illustrato la tesi secondo la quale i rimescolamenti degli equilibri globali innescati dai cambiamenti geopolitici e dai dazi dell'amministrazione Trump hanno messo in discussione alcuni cardini dei passati decenni, tra cui "anche il ruolo dominante del
dollaro statunitense". Una situazione che crea un'opportunità di
aumentare il posizionamento globale dell'euro, cosa che "porterebbe
benefici tangibili – ha spiegato –: costi di finanziamento più bassi, minore esposizione alle fluttuazioni valutarie e isolamento da sanzioni e misure coercitive".
"Affinché l'euro possa raggiungere il suo pieno potenziale, l'Europa deve rafforzare
tre pilastri fondamentali: credibilità geopolitica, resilienza economica e integrità giuridica e istituzionale", ha però evidenziato la presidente della Banca Centrale Europea.
Per fare ciò bisogna affrontare le
sfide strutturali, come la crescita economica che procede a rilento, ma anche la
frammentazione dei mercati dei capitali in Europa, così come "l'
offerta di titoli sicuri di alta qualità", un punto in cui, secondo Lagarde, l'Unione è in ritardo. "Dobbiamo agire risolutamente per assumere maggior controllo in Europa del nostro destino", ha sottolineato.
Lagarde ha ricordato che "la posizione globale dell'euro si basa sul ruolo dell'Europa nel
commercio. L'UE è il principale operatore commerciale al mondo: è il partner principale di 72 paesi, che rappresentano quasi il 40% del PIL globale. Ciò si riflette nella quota dell'euro come valuta di fatturazione, che si attesta intorno al 40%. L'UE deve sfruttare questa posizione a proprio vantaggio stipulando
nuovi accordi commerciali".
"La
fiducia degli investitori in una valuta è in ultima analisi legata alla solidità delle
istituzioni che la sostengono – ha proseguito –. Certo, l'UE non è facile da comprendere dall'esterno. Ma il suo processo decisionale strutturato e inclusivo garantisce pesi e contrappesi, stabilità e certezza politica. Il rispetto dello
Stato di diritto e l'
indipendenza di istituzioni chiave, come la BCE, sono vantaggi comparativi cruciali che l'UE dovrebbe sfruttare". "Per rafforzare ulteriormente questi vantaggi, dobbiamo riformare la
struttura istituzionale dell'Europa – ha suggerito la presidente della BCE –. Non si può più permettere che un singolo veto ostacoli gli interessi collettivi degli altri 26 Stati membri. Un maggior numero di votazioni a maggioranza qualificata in settori critici consentirebbe all'Europa di parlare con una sola voce".