Rischi idrogeologici, Pichetto: "Italia fragile. Priorità a programmazione e coordinamento"

L'audizione del Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica dinanzi alla Commissione d'inchiesta sul dissesto idrogeologico
Pubblicato il 12/06/2025
Ultima modifica il 12/06/2025 alle ore 11:32
Teleborsa
"L’Italia per le sue caratteristiche morfologiche, litologiche e idrografiche è un Paese strutturalmente molto fragile, in quanto frane, alluvioni, erosioni costiere rappresentano fenomeni frequenti, che hanno subito purtroppo, negli ultimi anni, un processo di forte intensificazione". Così il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin in audizione dinanzi alla Commissione d'inchiesta sul dissesto idrogeologico.

Il titolare del MASE ha spiegato che l'accentuarsi di questi fenomeni non è da attribuire solo alla morfologia dei territori, ma anche ai cambiamenti indotti dall'urbanizzazione e dai cambiamenti climatici. "A causa del riscaldamento globale - ha aggiunto - si sono intensificati i fenomeni meteorologici estremi, che spesso portano con sé piene improvvise, colate rapide di fango e detriti, allagamenti costieri, che compromettono ancora di più la tenuta strutturale del territorio".

I numeri del rischio idrogeologico


Pichetto fa cenno anche al recente rapporto ISPRA, da cui emerge che 7.423 comuni italiani, pari a circa il 94% del totale, sono esposti al rischio idrogeologico per frane, alluvioni e/o erosione costiera. Il 18,4% del territorio nazionale è classificato a maggiore pericolosità per frane e alluvioni; 1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane e 6,8 milioni di abitanti sono a rischio alluvioni nello scenario a pericolosità idraulica media.

Priorità alla programmazione

Ne emerge la necessità di una corretta programmazione, del finanziamento degli interventi e di una sistematica e coordinata attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico, che rappresenta una priorità nazionale per la sicurezza dei territori e dei cittadini.

Nel periodo 2010-2024 - spiega il Ministro - si è riusciti a programmare 3.763 interventi per un importo complessivamente messo a disposizione dal Mase, tra fondi di bilancio ed Fondi di Sviluppo e Coesione, di circa 4,7 miliardi di euro.
Per l’annualità 2025 sono state messe a disposizione delle Regioni e delle Provincie autonome ulteriori risorse finanziarie ammontanti ad oltre 300 milioni di euro, le cui procedure di allocazione sono attualmente in corso. Da segnalare infine i 100 milioni messi a disposizione con il cd. "Fondo progettazione", a valere sui fondi di sviluppo e coesione. Nel periodo 2016-2023 sono state finanziate 447 progettazioni per un impegno complessivo di circa 96 milioni di euro.

Sulla base degli ultimi dati disponibili e consolidati, al 31 dicembre 2023, in relazione agli interventi finanziati, il 65,7% risulta ultimato; il 17,3% in fase di attuazione; il 14,6% in fase di progettazione; e il residuo 2,4% in fase di avvio. "Entro il prossimo 30 giugno verranno forniti al Parlamento i dati relativi allo stato di attuazione degli interventi aggiornati al 31 dicembre 2024", assicura il titolare del MASE.

Criticità dell’attuale sistema di intervento

"Dall’esperienza sul campo maturata in questi anni" - prosegue Pichetto - "sono emerse chiaramente delle criticità nell’attuale sistema che presiede alla programmazione, al finanziamento ed all’attuazione degli interventi di difesa del suolo".

Fra le criticità individuate dal gruppo di lavoro ad hoc si segnalano l'aumento generale dei costi legato all’aumento dei prezzi di materie prime, servizi e lavorazioni, conseguenza del conflitto russo-ucraino e della crisi pandemica da Covid-19.
Vi sono poi criticità nella tempistica di attuazione dei progetti che, a causa dell’elevata complessità tecnica, tipica degli interventi di contrasto del dissesto, richiedono modifiche progettuali spesso ancor prima di poter attivare le relative procedure di gara, allungando inevitabilmente i tempi di indizione.

Esistono poi criticità nella qualità e tipologia dei progetti, derivante dall'insufficiente ricorso da parte delle Regioni ai progetti "basati sulla natura" (nature-based solutions), introdotti dal decreto-legge "Sblocca Italia" del 2014, che vi ha attribuito una priorità, anche in termini di finanziamento, rispetto ad altre soluzioni.
Diversi Commissari hanno poi segnalato le carenze organiche nelle strutture di supporto tecnico e amministrativo, cui il MASE ha dato una prima risposta attraverso il reclutamento di personale qualificato da dedicare specificamente alle strutture commissariali.

Criticità sono state individuate anche nella complessità generale dell’iter autorizzativo, delle procedure di esproprio e frequenza del contenzioso in sede legale, e nella fase di monitoraggio, dovuta alla molteplicità delle banche dati ed alla limitata interoperabilità tra di esse, circostanza che ha impatti sul principio generale dell’unicità dell’invio del dato amministrativo. Allo scopo di superare la criticità e di rendere efficace il monitoraggio dello stato di attuazione degli interventi, nel corso del 2022 è stata sottoscritta tra il MASE e l’ISPRA, una Convenzione finalizzata all’attuazione dei processi di interoperabilità tra i sistemi informativi per il monitoraggio delle gare, dei progetti, delle opere pubbliche e degli investimenti correlati agli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico. Inoltre, con il Decreto ambiente si è previsto che tutti gli interventi per la difesa del suolo, a prescindere dalla loro fonte di finanziamento, devono essere censiti attraverso il ReNDiS, la piattaforma gestita da ISPRA.

Le proposte del MASE

"Rimane un’accentuata frammentazione delle coperture finanziarie in relazione alle criticità evidenziate nella mancata coerenza rilevata tra pianificazione e programmazione", afferma Pichetto, aggiungendo che "resta pertanto un ampio margine di miglioramento da effettuare per sistematizzare gli interventi di cui sono titolari le molte altre Amministrazioni che operano nel campo della difesa del suolo".

"L’attuale politica di mitigazione del dissesto idrogeologico - evidenzia il Ministro - appare tutt’oggi ancorata alle sole misure di breve periodo, in quanto la programmazione è sostanzialmente annuale in assenza di una produzione efficace di strumenti di pianificazione territoriale e di conseguente attuazione degli interventi".

In conclusione, Pichetto propone di superare la logica dei "Programmi settoriali" e ricorrere ad un sistema che garantisca l'accelerazione degli iter di aggiornamento costante della pianificazione in capo alle Autorità di bacino distrettuali, e la semplificazione, accelerazione e omogeneizzazione delle procedure di programmazione degli interventi, ed eviti, a prescindere dalla fonte di finanziamento e dallo strumento di programmazione utilizzato, il finanziamento di interventi di mitigazione dei rischi idrogeologici direttamente agli Enti locali, senza che le Regioni, le Province autonome e le Autorità di bacino distrettuali ne siano preventivamente messe a conoscenza.