Dopo la telefonata di giovedì scorso tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e l'omologo cinese Xi Jinping, hanno preso il via a Londra, ospitati dal governo britannico presso la Lancaster House, in campo neutro, i
colloqui sui dazi fra le delegazioni di Usa e Cina. La delegazione Usa è guidata dal segretario al Tesoro,
Scott Bessent, dal segretario al Commercio,
Howard Lutnick, e dal rappresentante Usa per il Commercio,
Jamieson Greer mentre la delegazione di Pechino è guidata dal
vicepremier He Lifeng. L'obiettivo dei colloqui – riporta la Cnn – è tutelare la
fragile tregua concordata a maggio quando Stati Uniti e Cina hanno deciso di sospendere per 90 giorni una parte dei loro dazi doganali punitivi. Nei giorni scorsi
Trump, ha, infatti, accusato la Cina di violare l'accordo di Ginevra. In relazione alla durata dei negoziati aspettativa è di due giorni.
"Vogliamo che Cina e Stati Uniti continuino ad andare avanti con l'accordo raggiunto a Ginevra – ha detto a Fox News la
portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt –. L'Amministrazione ha monitorato il rispetto dell'accordo da parte della Cina e speriamo si vada avanti per colloqui commerciali più approfonditi".
Al centro dei colloqui, ha dichiarato venerdì scorso,
Peter Navarro, consigliere per il commercio e la manifattura di Trump, c'è il tema delle
terre rare. Alla Cbs il
capo del Consiglio economico nazionale, Kevin Hassett, ha spiegato che gli Stati Uniti vogliono ripristinare il flusso di minerali critici, alla base di molte tecnologie, ai livelli precedenti l'escalation della guerra commerciale. La Cina ha, infatti, un vero e proprio dominio sulla filiera dei
minerali critici e l'accresciuto sistema di controllo che ha messo in campo sull'export di questi materiali, fondamentali per tutte le produzioni tech, potrebbe essere una carta vincente nel braccio di ferro commerciale in corso con Washington.
A maggio – secondo i
dati forniti oggi dall'amministrazione delle dogane cinese – la Cina ha esportato terre rare per un valore di 18,7 milioni di dollari, segnando un calo annuo del 48,3%. I dati diffusi dall'ente cinese includono le esportazioni di tutte le tipologie di terre rare, non soltanto quelle soggette alle nuove limitazioni. Il dato di maggio inoltre fotografa un calo del 13,7% rispetto ad aprile, quando le esportazioni avevano raggiunto 21,7 milioni di dollari.
Gli Stati Uniti dipendono dalla Cina per circa il 70% delle importazioni di terre rare. E, nonostante a maggio, nei colloqui di Ginevra con Washington, le parti si siano accordate per "sospendere o rimuovere le contromisure non tariffarie adottate contro gli Stati Uniti dal 2 aprile", Pechino ha mantenuto i controlli alle esportazioni sui minerali medi e pesanti annunciati il 4 aprile. Nel frattempo, i governi locali delle regioni ricche di terre rare hanno intensificato a maggio la lotta contro le estrazioni illegali. Il ministero del Commercio cinese ha però annunciato sabato di aver approvato le domande di esportazione qualificate e di essere disponibile al dialogo con i Paesi interessati "per agevolare un commercio conforme", segnalando un'apertura a colloqui specifici sulle terre rare.
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