Lavoro precario, produttività stagnante, calo investimenti: l'allarme di Unimpresa

Pubblicato il 07/05/2025
Ultima modifica il 07/05/2025 alle ore 10:31
Teleborsa
Crescita e consumi deboli, inflazione in frenata e potere d’acquisto ancora lontano dai livelli pre-crisi, uniti ad un mercato del lavoro che, pur in crescita a livello numerico, mostra chiari segni di fragilità strutturale. E' questo il quadro dipinto dal Centro Studi di Unimpresa, che vede un PIL 2025 in crescita tra lo 0,7% e lo 0,9%.

"I dati mostrano un’Italia che cresce, ma troppo lentamente, con un mercato del lavoro polarizzato tra occupazione stabile e segmenti ad alta rotazione, e con forti squilibri territoriali e demografici", commenta il direttore generale di Unimpresa Mariagrazia Lupo Albore, aggiungendo che "serve un intervento strutturale per rafforzare la produttività, sostenere gli investimenti, e legare in modo sistemico la crescita occupazionale alla qualità del lavoro e alla formazione professionale".

Secondo Unimpresa, il calo dell’inflazione all’1,3% non è ancora sufficiente a restituire pienamente il potere d’acquisto eroso nell’ultimo biennio. I salari contrattuali orari cresceranno in media del 3,1%, ma rimane uno scarto di circa 11,7 punti percentuali rispetto all’inflazione cumulata precedente, rendendo la ripresa salariale solo parziale.

Il mercato del lavoro mostra una crescita dell’occupazione dell’1,5% nel 2024, con oltre 24 milioni di occupati e un tasso di occupazione al 62,2%. Tuttavia, il precariato resta diffuso: l’84% delle nuove attivazioni nel 2024 riguarda contratti a tempo determinato e 1 contratto su 3 ha una durata inferiore ai 30 giorni. Il tasso di inattività rimane elevato, soprattutto tra le donne (42,4%) e nel Mezzogiorno (43,9%), confermando le difficoltà di inclusione di ampie fasce della popolazione attiva. Il mercato del lavoro, insomma, cresce in quantità ma non in qualità: il ricorso alla cassa integrazione guadagni aumenta, toccando quota 9,5 ore ogni mille ore lavorate, rispetto alle 7,7 ore del 2023. Sul fronte della produttività, il rapporto segnala una flessione del 2,5% nel 2023, cui fa seguito una sostanziale stagnazione nel 2024.

Nel 2025 l’economia italiana si muove lungo un sentiero stretto. Gli investimenti fissi lordi rallentano, anche per il venir meno dell’effetto propulsivo del Pnrr e per condizioni finanziarie ancora rigide a causa dei tassi d’interesse elevati, che limitano l’accesso al credito, soprattutto per le piccole e medie imprese.

Le incertezze internazionali, le tensioni geopolitiche, la volatilità dei costi energetici e il calo demografico rappresentano fattori di rischio che continuano a pesare sul quadro prospettico del Paese.

"La ripresa è troppo debole per affrontare le sfide del futuro. - spiega il direttore generale di Unimpresa - E' necessario rilanciare la produttività attraverso politiche industriali incisive, sostenere gli investimenti innovativi, rafforzare la contrattazione collettiva di qualità, integrare in modo strutturale le politiche attive del lavoro e avviare una riforma fiscale e previdenziale in grado di contrastare l’invecchiamento della popolazione e rilanciare la partecipazione al mercato del lavoro. Senza un cambio di passo deciso, l’Italia rischia di restare intrappolata in una stagnazione protratta, con impatti negativi su occupazione, salari, consumi e finanza pubblica".