L'aumento della volatilità sui mercati azionari ad inizio aprile, dopo l'annuncio dei dazi da parte dell'amministrazione statunitense, si è riflesso in un
incremento delle richieste di margini sulle operazioni in derivati da parte della controparte centrale italiana (Euronext Clearing). Le posizioni maggiormente colpite sono state quelle in futures sull'indice FTSE MIB; non si sono comunque verificati episodi di insolvenza. È quanto emerge dal primo Rapporto sulla Stabilità Finanziaria del 2025 della Banca d'Italia.
Il differenziale di rendimento tra le obbligazioni emesse dalle imprese non finanziarie italiane e i tassi privi di rischio (asset swap spread) è salito sia per i titoli investment grade sia per quelli con basso merito di credito. La
trasmissione delle tensioni commerciali al mercato obbligazionario governativo italiano è stata invece limitata. Rispetto a novembre, i rendimenti dei titoli di Stato nazionali a lungo termine sono cresciuti, come nel resto dell'area dell'euro, ma lo spread tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, pur a fronte di un aumento della volatilità, si è ridotto rispetto ai livelli dell'autunno scorso.
In un contesto di progressiva contrazione dei portafogli di politica monetaria dell'Eurosistema, di consistenti collocamenti e di condizioni di liquidità favorevoli, gli
scambi sul mercato secondario dei titoli pubblici italiani hanno raggiunto un nuovo massimo storico in marzo. Ad aprile, tuttavia, in concomitanza con l'aumentata incertezza sui mercati finanziari, si sono osservati lievi e temporanei peggioramenti del differenziale denaro-lettera, nonché una diminuzione delle quantità quotate dai market makers e degli scambi.
I tassi dei
pronti contro termine sui titoli di Stato italiani sul mercato MTS si sono mantenuti su livelli di poco superiori al tasso di remunerazione sui depositi dell'Eurosistema; il premio connesso con la scarsità dei titoli (specialness) ha raggiunto i minimi storici.
Sul mercato primario dei titoli di Stato l'attività di collocamento è proseguita con regolarità, beneficiando ancora dei collocamenti diretti agli investitori al dettaglio. Nella seconda metà del 2024 ha
continuato ad aumentare la quota dei titoli di Stato detenuta dagli investitori esteri e a diminuire quella della Banca d'Italia e dell'Eurosistema; si sono mantenute sostanzialmente stabili le quote detenute da famiglie, banche e imprese di assicurazione italiane.