UE, UniCredit: dazi "reciproci" USA dovrebbero essere al 3% considerando i servizi

Pubblicato il 22/04/2025
Ultima modifica il 22/04/2025 alle ore 15:10
Teleborsa
I dazi "reciproci" annunciati dal Presidente degli Stati Uniti Trump il 2 aprile hanno preso in considerazione solo gli scambi di beni, portando a dazi sproporzionati sull'Europa, dato che gli Stati Uniti registrano un surplus commerciale nei servizi. Lo evidenzia un report di UniCredit sul tema, suggerendo che - con i negoziati in corso con Washington - Bruxelles dovrebbe spostare il dibattito sugli scambi di servizi, se non per cambiare la narrativa dell'amministrazione Trump, almeno per ottenere un certo potere.

Un'eventuale ritorsione contro il settore tecnologico statunitense contribuirebbe a contrastare la narrativa distorta dell'amministrazione Trump sui deficit commerciali, si legge nel rapporto firmato dall'economista Edoardo Campanella. Indipendentemente dai fattori effettivi alla base di questi deficit (ad esempio, un basso tasso di risparmio negli Stati Uniti), il presidente Trump si concentra solo sugli scambi di beni, ignorando quelli di servizi. Se si considerassero entrambe le categorie di importazioni ed esportazioni, il commercio tra Stati Uniti e UE sarebbe pressoché in pareggio. Nel 2023, gli Stati Uniti hanno registrato un lieve deficit commerciale complessivo con l'UE di 48 miliardi di euro, a fronte di un deficit commerciale per le merci di 158 miliardi di euro. La differenza tra i due è equivalente al surplus commerciale dei servizi degli Stati Uniti rispetto all'Europa (circa 109 miliardi di euro).

Applicando al deficit commerciale complessivo degli Stati Uniti la formula utilizzata dall'amministrazione Trump il "Liberation Day", il dazio reciproco che gli Stati Uniti dovrebbero applicare sulle importazioni dall'UE sarebbe di circa il 3%, ben al di sotto del dazio del 20% imposto il 2 aprile e leggermente superiore al dazio medio di circa l'1,5% applicato all'Europa prima dell'annuncio dei dazi.

"L'Europa probabilmente non sarà in grado di convincere l'amministrazione Trump che il calcolo corretto per la stima dei dazi reciproci (supponendo, con grande dubbio, che la formula del 2 aprile sia quella corretta) debba includere anche il commercio di servizi - si legge nella ricerca - Dopotutto, il presidente Trump guarda agli squilibri commerciali attraverso la lente della politica, piuttosto che dell'economia. Secondo la narrazione del MAGA, le importazioni di beni sono dannose per gli Stati Uniti perché contribuiscono alla deindustrializzazione del Paese e all'impoverimento delle regioni ad alta intensità manifatturiera. Ciononostante, Bruxelles ha un peso nei negoziati con la Casa Bianca, soprattutto perché alcune delle aziende tecnologiche più attive in Europa hanno stretti legami con l'amministrazione Trump. In un certo senso, questo contribuirebbe a ricalibrare il dibattito. Le ritorsioni contro il commercio di servizi sarebbero coerenti con una significativa escalation delle tensioni con Washington e potrebbero richiedere l'attivazione dello Strumento anticoercizione dell'UE, introdotto nel 2023".

(Foto: CHUTTERSNAP on Unsplash)