Transizione demografica, Bankitalia: "Da calo popolazione in età lavoro PIL -0,9% anno"

Il vicecapo Dipartimento Economia e Statistica: "Entro il 2035 fabbisogno nuovi sanitari pari al 30% dell'attuale organico"
Pubblicato il 15/04/2025
Ultima modifica il 15/04/2025 alle ore 14:28
Teleborsa
La demografia del Paese si sta evolvendo con dinamiche che implicano rischi che si possono generare per l'economia e la società. "Il tratto più preoccupante nei prossimi anni è il forte ridimensionamento della popolazione in età da lavoro. Se non vi saranno cambiamenti significativi, questo ridimensionamento è destinato a riflettersi in una diminuzione del prodotto del Paese, rendendo più difficile mantenere il tenore di vita sin qui acquisito". È quanto ha affermato Andrea Brandolini, vicecapo Dipartimento Economia e Statistica della Banca d'Italia, nella relazione presentata in audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica, alla Camera dei Deputati.

"Molti andamenti demografici non possono più essere modificati in modo sostanziale, ma ciò non significa che traccino un destino inevitabile per l'economia. Le considerazioni precedenti suggeriscono che la riduzione della disponibilità di lavoro implicita nei trend demografici può essere contrastata in vari modi – ha proseguito Brandolini – : aumentando la partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto di donne e giovani, ancora molto bassa nel confronto internazionale; garantendo flussi migratori regolari e assicurando nel contempo che gli stranieri che sono e che arriveranno nel Paese possano integrarsi pienamente; facilitando la partecipazione al lavoro anche in età piu' avanzate, grazie alle migliori condizioni di salute; sfruttando le possibilità di crescita della produttività che offrono le nuove tecnologie". "Politiche volte a conciliare lavoro e genitorialità, centrate più sull'offerta di servizi che sui trasferimenti monetari, possono aiutare ad avvicinare la fecondità a quella desiderata dalla maggior parte delle coppie. Al contempo – ha detto – l'invecchiamento della popolazione crea nuove esigenze di cura e assistenza e richiede un ripensamento della spesa pubblica rivolta agli anziani non autosufficienti. Pur mantenendo una politica di bilancio prudente, le politiche pubbliche possono svolgere un ruolo fondamentale. Non e' mio compito proporre misure specifiche, al di là delle considerazioni generali sviluppate in precedenza, ma è importante che gli interventi nei vari campi siano tra loro coordinati, coerenti e stabili nel tempo".

"L'invecchiamento della popolazione è un processo globale e più veloce di quanto non ci si aspettasse solamente dieci anni fa. È il riflesso sia di un significativo miglioramento nello stato di salute della popolazione sia di una diminuzione della fecondità più rapida del previsto anche in alcune economie dell'Asia, in primis la Cina, e dell'America Latina – ha affermato Brandolini –. Nello scenario mediano delle ultime proiezioni demografiche delle Nazioni Unite, la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere un picco di poco superiore ai 10 miliardi di persone intorno alla metà degli anni ottanta di questo secolo per poi diminuire lentamente; da quel periodo in avanti, la speranza di vita alla nascita oltrepasserà gli 80 anni e le persone di 65 e più anni saranno più numerose di quelle con meno di 18 anni".

"Nei prossimi venticinque anni, se i tassi di occupazione, gli orari di lavoro e la produttività oraria rimanessero immutati sui livelli attuali, il calo della popolazione in età da lavoro implicherebbe una diminuzione dell'input di lavoro e quindi del PIL dello 0,9 per cento all'anno – ha detto il vicecapo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d'Italia –. La riduzione del PIL pro capite sarebbe più contenuta, lo 0,6 per cento annuo, per effetto della parallela flessione della popolazione complessiva".

Nei prossimi anni il Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) – evidenzia Brandolini nella relazione – dovrà far fronte alla fuoriuscita per pensionamento di una quota rilevante del personale, allo stesso tempo in cui l'invecchiamento della popolazione genererà una domanda crescente per i suoi servizi. Nel prossimo decennio il turnover del personale e il potenziamento dell'assistenza territoriale previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) genereranno un fabbisogno di medici, compresi i medici di base e i pediatri, pari al 30 per cento dell'attuale organico e di infermieri pari al 14 per cento. Queste dinamiche sono ancora più pronunciate nel Mezzogiorno.

Entrando nel dettaglio – ha riferito Brandolini – "si stima che nei prossimi dieci anni si pensioneranno più di 27mila medici, oltre 24mila infermieri e altrettanti addetti del ruolo tecnico e 28mila fra medici e pediatri di base. La piena attuazione delle misure del PNRR potrebbe richiedere almeno 19.600 infermieri e 6.300 operatori socio sanitari, per lo più addizionali rispetto alla dotazione attuale" Per l'assistenza pubblica a lungo termine l'Italia attualmente spende approssimativamente l'1,5 per cento del Pil, un valore più alto di quello della Spagna (0,8 per cento), ma più basso di quello di Germania e Francia (1,9). Secondo le proiezioni di base dell'Ageing Report, nei prossimi decenni queste erogazioni aumenteranno in quasi tutti i paesi dell'area; per l'Italia l'incremento sarà di circa mezzo punto percentuale, al 2,1 per cento del PIL nel 2070".