Bankitalia: PIL frenato da domanda estera per effetto dazi, sostenuto da espansione consumi

Pubblicato il 11/04/2025
Ultima modifica il 11/04/2025 alle ore 15:01
Teleborsa
Il PIL dell'Italia è aumentato in misura moderata nei primi mesi dell'anno, con l'attività economica che è stata sospinta dalla dinamica dei consumi, a sua volta favorita dalla tenuta dell'occupazione e dall'incremento delle retribuzioni. Resta comunque debole l'andamento degli investimenti in beni strumentali, anche a causa del basso grado di utilizzo della capacità produttiva e di condizioni di finanziamento ancora restrittive. Lo afferma la Banca d'Italia nel suo ultimo Bollettino economico.

L'attività è stata sostenuta dai servizi; la manifattura ha segnato un lieve miglioramento, ma in prospettiva potrà subire le ripercussioni dei nuovi dazi e, più in generale, dell'instabilità del contesto internazionale. Nelle costruzioni, lo stimolo fornito dalla progressiva realizzazione delle opere del PNRR ha compensato la riduzione nel comparto abitativo, conseguente al venire meno dei generosi incentivi alla riqualificazione degli immobili residenziali.

Nel quarto trimestre del 2024 l'avanzo di conto corrente è aumentato, beneficiando del miglioramento del saldo mercantile. È proseguito l'acquisto di titoli pubblici italiani da parte degli investitori esteri. Le esportazioni di beni sarebbero tornate a crescere nei primi due mesi di quest'anno, verosimilmente sospinte anche dall'anticipazione degli acquisti prima dell'entrata in vigore dei dazi statunitensi; in prospettiva le esportazioni risentiranno degli effetti dell'incremento dei dazi, anche se la composizione settoriale, il posizionamento qualitativo e il buon livello di profittabilità delle imprese italiane operanti sul mercato statunitense potrebbero mitigare le conseguenze del calo della domanda da parte degli Stati Uniti, quantomeno nel breve periodo.

Dopo aver ristagnato nello scorcio del 2024, l'occupazione ha segnato un nuovo rialzo nei primi mesi dell'anno, accompagnato da un aumento del tasso di attività. Il tasso di disoccupazione è nuovamente diminuito, soprattutto fra i più giovani. La dinamica delle retribuzioni rimarrebbe sostenuta nel corso del 2025, concorrendo al recupero ancora parziale del potere d'acquisto delle famiglie. In prospettiva tuttavia le pressioni salariali si attenuerebbero.

Nei primi mesi del 2025 il rincaro dell'energia ha fatto salire lievemente l'inflazione, al 2,1 per cento in marzo. Quella dei servizi, più elevata dell'inflazione complessiva, sta gradualmente diminuendo. Con il decreto "bollette" il Governo ha introdotto agevolazioni per mitigare l'aumento del costo dell'energia di famiglie e imprese. Per l'anno in corso le aziende prefigurano rialzi contenuti dei propri listini.

La riduzione dei tassi ufficiali si sta trasmettendo al costo della raccolta bancaria e a quello del credito, in linea con le regolarità storiche. I prestiti alle imprese hanno tuttavia continuato a diminuire sui dodici mesi, in misura più marcata per quelle di minore dimensione. Vi hanno inciso una domanda complessivamente fiacca, seppure in lieve ripresa, l'ampio ricorso all'autofinanziamento e condizioni di offerta ancora improntate alla cautela, in particolare per le piccole imprese. Prosegue il rafforzamento della dinamica dei prestiti alle famiglie.

Le proiezioni di Banca d'Italia pubblicate lo scorso 4 aprile e riportate nel Bollettino prefigurano che in Italia il prodotto aumenterà dello 0,6 per cento nell'anno in corso, dello 0,8 nel prossimo e dello 0,7 nel 2027. Lo scenario include una prima e necessariamente parziale valutazione degli effetti dei dazi annunciati il 2 aprile dagli Stati Uniti, ma non tiene conto degli impatti di eventuali misure ritorsive, delle possibili conseguenze sui mercati internazionali, della temporanea e parziale sospensione annunciata il 9 aprile. Il PIL sarà frenato dalla domanda estera per effetto dei dazi; sarà invece sostenuto dall'espansione dei consumi, favorita dal buon andamento dei redditi reali. Gli investimenti beneficeranno delle misure del PNRR, ma saranno penalizzati dall'incertezza connessa con le tensioni commerciali, oltre che dagli effetti del venir meno degli incentivi all'edilizia residenziale. Si valuta che l'inflazione al consumo si manterrà su valori intorno all'1,5 per cento sia nel 2025 sia nel 2026, per salire al 2,0 nel 2027.

"Su queste prospettive grava la possibilità di ricadute più accentuate dell'inasprimento delle politiche commerciali - viene sottolineato - La crescita potrebbe risentire in modo particolarmente pronunciato di eventuali misure ritorsive, di ulteriori aumenti dell'incertezza, nonché di tensioni prolungate sui mercati finanziari, da cui potrebbero derivare un forte rallentamento della domanda estera e un deterioramento della fiducia di famiglie e imprese".