Cdm: via libera al nuovo Def. Giorgetti: "Deficit a 3,3% nel 2025, traiettoria rispettata"

Il ministro dell'Economia: "Dimezzate le previsioni: crescita reale del Pil prevista allo 0,6% nel 2025, 0,8% nel 2026 e nel 2027"
Pubblicato il 09/04/2025
Ultima modifica il 09/04/2025 alle ore 20:57
Teleborsa
Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi, entro il termine del 10 aprile, il nuovo Def 2025, il primo documento dell'anno sull'andamento dei conti pubblici che, da quest'anno, dopo un passaggio normativo cambierà nome in Dfp, Documento di finanza pubblica. Sul tavolo del cdm, terminato alle 19, dopo circa un'ora di confronto, anche l'esame preliminare del disegno di legge costituzionale su Modifiche allo Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol, un disegno di legge con modifiche alla delega al Governo per la riforma fiscale, e un decreto del presidente della Repubblica sull'organizzazione degli uffici dell'amministrazione centrale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

"Abbiamo deciso di adottare stime di crescita allineate a quelle recenti – ha detto il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti in conferenza stampa dopo il Cdm –. La crescita reale del Pil è prevista allo 0,6% nel 2025, 0,8% nel 2026 e nel 2027, dimezzando la previsione originale del piano di 1,2%". Nonostante il dimezzamento delle previsioni di crescita per l'anno in corso il profilo di finanza pubblica, con riferimento a indebitamento netto, – ha detto Giorgetti – "si mantiene al 3,3% nel 2025, 2,8% nel 2026 e 2,6% nel 2027. Il debito pubblico sul Pil previsto sarebbe pari al 136,6 nel 2025, 137,6 nel 2026 e 137,4 nel 2027, quando finalmente l'effetto di cassa dei crediti Superbonus tenderà a sgonfiarsi. Anche il piano di traiettoria sulla finanza pubblica risulta rispettato, prevediamo l'1,3% nel 2025, l'1,6% nel 2026, l'1,9% nel 2027, l'1,7% nel 2028 e 1,5% nel 2029. Le previsioni di crescita per il 2025 sono state ridotte in funzione delle stime più pessimistiche e, in base all'evoluzione della situazione, possono presentarsi circostanze sia peggiorative che migliorative: questo piano non sconta la riprogrammazione del Pnrr, che sarà eseguita entro fine maggio, quindi profilo temporale e ammontare della spesa risultano distribuiti come originariamente previsto nel documento che abbiamo presentato. La destinazione verrà scelta anche in funzione della vicenda relativa ai dazi".

"Questo Documento di finanza pubblica – ha sottolineato Giorgetti – viene adottato in una situazione molto complessa sotto l'aspetto economico globale e quindi nei riflessi sull'economia nazione. Questo rende molto complesso e difficile, perfino aleatorie, le previsioni non solo a lungo termine ma anche a breve".

Nel documento – ha spiegato il ministro – "non ci sono come in passato i contenuti programmatici, sono già ricompresi nelle dinamiche a legislazione vigente una serie di interventi che in passato venivano ricompresi nelle cosiddette politiche invariate, perché li abbiamo sistematizzati e fanno parte della spesa già proiettata nel medio termine e quindi non è necessario finanziarli".

"La spesa per la difesa in questo momento mantiene l'orientamento e l'andamento originario, riteniamo in base ai nostri criteri di contabilizzazione che eventualmente saranno discussi in sede Nato, di essere in linea con la richiesta del 2%" ha detto il ministro. Ma – ha aggiunto Giorgetti – "l'aumentare delle spese per la difesa chieste da Commissione e Nato implicherà di fare delle scelte che in questo momento non si ritiene di adottare e saranno fatte nei tempi prescritti: c'è una sostanziale richiesta da parte della Commissione di chiedere la clausola nazionale di eccezione rispetto agli indicatori entro la fine di aprile quindi, probabilmente, in sede di risoluzione sul Def il Parlamento si dovrà esprimere perché procedendo in quel senso si dovrà fare uno scostamento che prevede procedura rafforzata di votazione nelle due Camere".

"Se succede una recessione bestiale – ha affermato Giorgetti parlando delle regole europee e dell'ipotesi che nel quadro del nuovo contesto vengano allentate – è evidente che qualcuno dovrà chiedersi se queste regole sono ancora attuali o no".

"La previsione di crescita per il 2025 – ha detto il ministro commentando la possibilità che i dazi possano portare a modificare ancora la stima di crescita per quest'anno – è già ridimensionata rispetto ai documenti di qualche giorno fa, ci siamo adeguati alle previsioni di consenso. Notizie come quelle di qualche minuto fa potrebbero indurle al rialzo, ma io non sono in grado in questo momento, mi sono espresso contro i piani quinquennali che dimostrano sempre di fallire, perché l'economia riserva sempre sorprese. Mi chiedete di pianificare a 3 anni, in Parlamento qualcuno ha fatto battaglie sul 2028, ma di cosa stiamo parlando? Se riesco ad azzeccare il 2025 sono già un mago".