Presentata oggi la
decima edizione del Rapporto Verso un’Italia cashless: il bilancio di 10 anni e cosa resta da fare per cittadini, imprese ed esercenti a cura della
Community Cashless Society di TEHA Group, che dalla sua nascita nel 2015 fornisce un importante Osservatorio sull’evoluzione dell’utilizzo e dell’impatto degli strumenti di
pagamento cashless nel mondo, in europa e in Italia.In questo ultimo decennio l’Italia ha dimostrato una crescita costante e significativa, sostenuta anche dal lavoro della Community, in diversi parametri analizzati che certificano un trend di sviluppo verso una società cashless. Infatti, nei 10 anni della Community, il
transato cashless è triplicato (da 174 miliardi di euro a 471 miliardi di euro) e vale oggi
oltre il 40% dei consumi delle famiglie (vs. 17% nel 2015), grazie a numerose policy pro-cashless e alla crescita di opzioni di pagamento come mobile e wearable payment. Un cambiamento nelle abitudini di cittadini, esercenti e aziende che ha spinto anche a una forte crescita della filiera industriale dei pagamenti cashless, che è arrivata a generare al 2023 16,8 miliardi di euro di fatturato (+104,9% vs. 2014) e sostenere oltre 34.400 occupati (+20,8% vs. 2014).
Quest’anno, per la prima volta dalla nascita della Community,
l’Italia è uscita dal cluster delle 30 peggiori economie secondo il Cash Intensity Index, che analizza l’incidenza del contante nelle principali economie nazionali. L’Italia è oggi 31 a in questa classifica, un miglioramento di 3 posizioni rispetto a 2024 (28') e 2023 (28'), anche se l’attuale livello di Cash Intensity rimane più alto della media europea (+1,6 %) e di tutte le aree geografiche (Nord America, Centro-Sud America, Asia-Oceania). L’economia sommersa impatta sul VAT gap, indicatore in cui l’Italia si conferma, nel 2022, il peggior Paese d’europa: l’Italia vale il 18,3% del Vat Gap dell’UE-27 (89,3 miliardi di euro in totale). Per quanto riguarda invece il Cashless Society Index, che monitora il trend a livello europeo, l’Italia mantiene il 20esimo posto tra i Paesi UE-27, il più alto di sempre nell’Indice. Tuttavia, l’Italia è ancora lontana dai peer: Spagna (decimo), Germania (11esimo) e Francia (16esimo).
Il transato cashless rappresenta il 25% del PIL, rispetto al 28% della media UE-27, e l’importo medio di una transazione cashless è ancora superiore di 11 euro rispetto alla media UE-27 (+29%) a conferma di un’abitudine all’utilizzo cashless che può ancora crescere. Nonostante l’importante diffusione del contante,
l’Italia sta mostrando una certa accelerazione nell’implementazione di soluzioni cashless, ma ancora insufficiente a raggiungere la media europea: ai tassi di crescita italiani ed europei attuali, l’Italia si allineerebbe al valore europeo di transazioni pro-capite con carte di pagamento nel 2038.
"Il percorso di questi primi 10 anni della Community Cashless Society ci restituisce, da un lato, cinque punti di attenzione su cui occorre lavorare ancora e, dall’altro, cinque successi ottenuti anche grazie al nostro lavoro e a quello di tutti i Partner che ci hanno accompagnato fin dal 2015. I cinque punti di attenzione riguardano l’elevata economia sommersa e VAT gap (siamo ancora i primi in europa) e il posizionamento non ancora virtuoso del Paese nei nostri indici proprietari:
il Cash Intensity Index, il Cashless Society Index e il Cashless Society Speedometer. Infine, permangono ancora dei gap tra le aziende italiane rispetto all’adozione di canali e-commerce, sia B2B che B2C. Dobbiamo però evidenziare anche cinque successi raggiunti in questi 10 anni: il fatturato cashless è triplicato (oggi siamo a oltre il 40% dei consumi) e l’abitudine al cashless dei cittadini si sta consolidando sempre di più sia tra i cittadini che tra gli esercenti. Inoltre, il fatturato della filiera cashless (di cui i Partner della Community rappresentano circa il 50%) è raddoppiato negli ultimi 10 anni e siamo anche riusciti a dimostrare come il cashless sia il 72% meno inquinante dei contanti", afferma
Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di TEHA Group e The european House – Ambrosetti.I pagamenti digitali sono il
72,4% meno inquinanti rispetto al contante, consentendo in Italia un risparmio di oltre 254 milioni di kg di CO2 tra il 2015 e il 2023. Tuttavia, il potenziale di sostenibilità è ancora inferiore rispetto a paesi come Germania e Finlandia. Per ridurre ulteriormente l’impatto ambientale, la Community Cashless Society propone la dematerializzazione dello scontrino cartaceo.
Parallelamente, l’elevata circolazione di contante in Italia contribuisce all’economia sommersa (201,6 miliardi di euro nel 2022) e a un VAT gap tra i più alti d’Europa (16,3 miliardi di euro), incidendo negativamente sul PIL più di Francia, Germania e Spagna.
La Community ha elaborato e posizionato 46 proposte d’azione di cui 34 sono state ad oggi implementate (74%). In particolare, a seguito dell’insediamento del Governo Meloni, sono state implementate 4 proposte: avviare programmi di educazione finanziaria attraverso la collaborazione tra scuole ed università e rappresentanti delle Istituzioni finanziarie italiane per la progettazione ed erogazione di corsi di formazione e iniziative ad hoc, promuovere il lancio di un’operazione "trasparenza" verso i commercianti sui reali costi associati ai pagamenti cashless, rendere detraibili le spese condizionate al pagamento tracciabile, collegare i registratori di cassa telematici direttamente agli strumenti di pagamento.
Tra le nuove proposte di policy, invece, oltre alla dematerializzazione degli scontrini,
la Community si è focalizzata anche sul data sharing B2B per ottimizzare la user experience nei vari ecosistemi di servizi (ad es. nella mobilità). Infatti, in Italia, ci sono interruzioni e gap nei processi digitali all’interno di uno stesso ecosistema, come dimostra il caso della mobilità dove la digitalizzazione dei pagamenti abilita una migliore gestione, tra le altre cose, dei cicli di fatturazione e della cassa.